Le pensioni anticipate per i lavori usuranti notturni
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Le pensioni anticipate per i lavori usuranti notturni

Mentre sulla statale un fiume di macchine si riversa a passo militare verso la zona industriale, c’è un operaio che si muove nella direzione opposta. Fabrizio, questo il suo nome, è un ragazzo dalla barba incolta che da anni svolge un lavoro di manutenzione in una fabbrica chimica, durante il turno notturno. Sorseggia il suo caffè con una mano, mentre con l’altra muove distrattamente il cucchiaio sul piattino. Dopo un breve silenzio, racconta la sua esperienza, con un’espressione tra la sfida e l’approvazione. “Guarda, lavorare di notte è duro“, comincia. “Passi ore a combattere il sonno, e poi c’è il fatto che il corpo non si abitua mai davvero a un ritmo di vita così stravolto. Non puoi dormire come una persona normale, e il sonno diurno è una forzatura”.

 

Le pensioni anticipate per i lavori usuranti notturni in Italia

Come nel caso di Fabrizio, lavorare di notte è un’attività percepita come dura da molti. Nello specifico in Italia può comportare benefici pensionistici, sia per chi lavora nel pubblico che nel privato. Il legislatore italiano riconosce l’usura derivante dai turni notturni e consente un’uscita anticipata dal mondo del lavoro per coloro che vi si dedicano.

Per capire meglio cosa viene considerato lavoro usurante notturno, è importante sottolineare che si fa riferimento a mestieri, mansioni che comportano l’esposizione a rischi per la salute connessi all’inversione dei ritmi di sonno-veglia Si tratta spesso di professioni come infermieri, vigili del fuoco, addetti alla manutenzione industriale e addetti alle forze dell’ordine.

Il numero di anni di lavoro notturno richiesto varia, ma in genere si richiede ci siano almeno sette anni negli ultimi dieci di lavoro, o per almeno metà della vita lavorativa complessiva.

Andando nello specifico, la normativa ci dice che è considerato usurante il lavoro notturno alla condizione che sia svolto per almeno 6 ore, per 64 giorni annui. Oppure, in caso di turni più brevi, come da 3 ore a notte, la continuità del lavoro è fissata per l’intero anno. In special modo, tale turno, deve svolgersi in un periodo di almeno 7 ore consecutive che corrispondono all’intervallo dalle 24 alle 5 del mattino.

Sappiamo però che lo scoglio per chi immagina oggi la pensione, è capire bene a che età potrà fare domanda. Indicativamente oggi (fonte INPS), i requisiti dei lavoratori notturni dipendenti che sono occupati per un numero di giorni lavorativi dai 72 ai 77 l’anno, sono di avere un’età minima di 62 anni e 7 mesi e anzianità contributiva minima di 35 anni (quota 98,6). Chi è lavoratore autonomo deve aggiungere un anno a questo calcolo. Invece chi è occupato tra i 64 e 71 giorni l’anno, come requisiti deve avere un’età minima di 63 anni e 7 mesi di anzianità, con anzianità minima contributiva di 35 anni (quota 99,6).

A questa formula di calcolo pensionistico non vanno applicati gli adeguamenti alla speranza di vita fino al 31 Dicembre 2026.

 

Decorrenza: da quando potrai goderne

Una volta accolta la domanda di pensione, INPS comunica al lavoratore la prima data utile per accedere al trattamento. Perché la domanda venga accolta è necessario presentarla correttamente. Verrà poi accettata in modo subordinato alla sussistenza di altre condizioni di legge (come cessazione rapporto di lavoro dipendente). Chi inoltre accede a tale forma pensionistica non avrà l’applicazione delle cosiddette “finestre mobili”, ossia il differimento della decorrenza della pensione (12 mesi lavoratori dipendenti, 18 mesi autonomi) da quando viene maturato il diritto.

 

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Foto di 652234 – Pixabay

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