Indice dei Contenuti
Cosa sono le terre rare e perché ultimamente se ne parla molto? Perché sono considerate così importanti per il nostro futuro e per lo sviluppo sostenibile della nostra economia? Ne parliamo in questo articolo.
Cosa sono le terre rare?
Maneggiamo terre rare ogni giorno, probabilmente anche in questo momento. Leggendo queste parole da smartphone o dallo schermo di un computer abbiamo in mano dei dispositivi in cui le terre rare giocano un ruolo fondamentale. Eppure pochi di noi sarebbero in grado di fare il nome di questi materiali. Le terre rare o REE (Rare Earths Elements) sono 17 elementi della tavola periodica. Sono lo scandio, l’ittrio, il lantanio, il cerio, il praseodimio, il neodimio, il promezio, il samario l’europio, il gadolinio, il terbio, il disprosio, l’olmio, l’erbio, il tulio, l’itterbio e il lutezio.
Perché si chiamano “terre rare”?
La denominazione “terre rare” ci fa subito pensare al fatto che la loro disponibilità sulla crosta terrestre sia piuttosto limitata. In realtà, non è esattamente così. Le terre rare sono relativamente presenti in natura, tuttavia la loro estrazione e la loro raffinazione ha dei costi ingenti tanto dal punto di vista economico, ambientale che sociale.
Il mercato delle terre rare
I listini di vendita delle terre rare non sono soggetti a una regolamentazione di mercato. Il ministro dell’Industria e dell’Information technology della Cina ha dichiarato “Sono risorse strategiche, ma non sono rinnovabili”. La Cina è attualmente il colosso mondiale della produzione di REE. Detiene circa il 62,0% della produzione globale mineraria di queste e il 36,6% delle riserve mondiali. Non solo, in Cina avviene anche l’80% dei processi di raffinazione delle terre rare a livello globale. Questo significa che materia estratta altrove viene comunque portata in Cina per la raffinazione. La cosa ha un immenso costo dal punto di vista ambientale.
Subito dopo la Cina troviamo gli Stati Uniti d’America, che detengono il 12,3% della produzione di REE, seguiti da Myanmar con il 10,5% e dall’Australia al 10%.
Un settore in grande fermento
Le potenze occidentali si stanno muovendo per creare una catena di approvvigionamenti alternativa a quella cinese. Aziende statunitensi, giapponesi e australiane stanno collaborando in modo sempre più stretto, con il diretto coinvolgimento dei loro governi. Diminuire la dipendenza dalla filiera cinese è uno dei principali obiettivi di Washington. Si studia inoltre su come abbassare gli altissimi costi ambientali legati all’estrazione e alla raffinazione delle REE. Si guarda anche a come migliorare il loro smaltimento. Nonostante la loro grande diffusione, infatti, non disponiamo di infrastrutture per la raccolta e il recupero di questi elementi. Il tasso di riciclio delle terre rare attualmente è inferiore al 1%. Lavorare le terre rare richiede competenze tecniche molto specifiche. In Occidente si avverte la necessità di formare personale sempre più preparato che operi nel settore, rivitalizzando quindi alcuni comparti del settore minerario, settore che in Europa e negli Stati Uniti d’America ha vissuto una lunga crisi negli ultimi decenni.
Photo Credits:
Foto di Ismoon per Wikimedia